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I vini sulla via Francigena: viaggio in Umbria e Lazio

05 Febbraio 2018
I vini sulla via Francigena: viaggio in Umbria e Lazio
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Leggi la prima tappa de "I vini sulla Via Francigena: viaggio in Valle d'Aosta e Piemonte"
Leggi la seconda tappa de "I vini lungo la via Francigena: viaggio in Lombardia ed Emilia Romagna"
Leggi la terza tappa de "I vini lungo la via Francigena: viaggio in Toscana"

Si sa, tutte le cose iniziano per concludersi e forse la loro bellezza sta proprio nella meta finale. Siamo partiti da lontano: dalle altissime vette della Valle d'Aosta abbiamo percorso in lungo e largo la via Francigena per giungere "a valle" in Toscana, alla ricerca di quei vini preziosi che adornano l'intera penisola italiana.

Il percorso della Via Francigena
Il percorso della Via Francigena

Per l'ultima tappa di questo nostro viaggio, quindi, vi portiamo a spasso tra le verdi colline che circondano il Lazio: Roma, nostra destinazione, è sempre lì ad attenderci e stavolta (è una promessa) ci arriveremo senza fare pause!

Le note dello stesso bislacco strumento medievale che l'altra sera ci hanno accompagnato tra le braccia di Morfeo fanno da sottofondo al nostro risveglio. Oggi, però, non sono gli occhi della Granduchessa Matilde di Canossa, protettrice della Via Francigena, a vegliare su di noi...ma quelli del suo secondo marito, Guelfo V, che dal ritratto sulla parete sembra esaminarci con sospetto.

Un po' per l'ora tarda, un po' per sfuggire a quello sguardo indagatore, decidiamo di alzarci: la carrozza è pronta...rimettiamoci in marcia!

La prima sosta è nei pressi di una osteria della bassa Tuscia; qui, seduti davanti ad un profumatissimo risotto alla norcina, l'oste ci propone l'assaggio di una perla enologica della zona: l'Orvieto DOC.

L'Orvieto DOC al confine tra Umbria e Lazio

Prodotto nel territorio amministrativo di alcuni comuni in provincia di Terni, tra i quali Orvieto, ed in quello di alcuni comuni laziali in provincia di Viterbo come Castiglione in Teverina, Civitella d'Agliano, Graffignano, Lubriano e Bagnoregio, l'Orvieto DOC nasce da uve di vitigni molto diffusi in tutta l'Italia centrale: Grechetto e Trebbiano Toscano (minimo 60%), uniti ad altre uve a bacca bianca quali Verdello, Canaiolo bianco e Malvasia Toscana (massimo 40%).

Consorzio tutela Orvieto DOC
Il Consorzio che tutela l'Orvieto DOC

Noto per aver allietato la mensa di numerosi Papi e Principi (una conferma nella Granduchessa che sembra degustarlo compiaciuta), l'Orvieto DOC comprende le tipologie di Secco, Abboccato, Amabile e Dolce.

La sua gradazione minima è di 11,5% vol e può recare la menzione Classico solo se prodotto nella zona più antica (situata nel territorio della regione Umbria), la menzione Superiore se ottenuto con una gradazione di minimo 12% vol ed immesso al consumo dopo l'1 marzo dell'anno successivo a quello della vendemmia, la menzione Vendemmia Tardiva se con gradazione alcolica minima di 13% vol di cui almeno 10 svolti ed infine la menzione di Muffa Nobile con gradazione di almeno 10%vol.

Nella sua versione secca, questo vino si presenta di colore giallo paglierino, più o meno intenso e va bevuto fresco, ad una temperatura intorno a 10°C, risultando un ottimo accompagnamento per antipasti, primi piatti di terra o pesce. Le versioni amabile e dolce sono invece un delizioso fine pasto, in abbinamento a pasticceria secca e dessert.

Si è fatto ormai pomeriggio. Mentre dei deliziosi dolcetti alle mandorle accompagnano la degustazione della versione dolce dell'Orvieto DOC, ci troviamo a narrare la nostra lunga gita alla Granduchessa, soffermandoci con particolare fervore sul meraviglioso tramonto piemontese visto ad Ivrea. Matilde (signorile ma profondamente competitiva) coglie il racconto come una sfida e, desiderosa di mostrarci quello che (a detta sua) può essere definito "un tramonto indimenticabile", con impazienza ci trascina sottobraccio sulla carrozza.

Un meraviglioso tramonto sul Lago di Bolsena
Un meraviglioso tramonto sul Lago di Bolsena

Questa volta il tratto è breve e, sgusciando tra i boschi rigogliosi dell'alto Lazio, ci rendiamo subito conto di essere giunti sulla sponda di un immenso specchio d'acqua dove il sole, ormai stanco, sembra immergersi per lasciare posto alla luna. Come dar torto alla nostra Granduchessa? Pochi spettacoli equiparano un tramonto sul Lago di Bolsena. Soddisfatta dalla nostra meraviglia, Matilde di Canossa decide di stupirci ancora portandoci a degustare in una taverna vicina quello che ci preannuncia essere una prelibatezza all'altezza dell'evento appena vissuto: l'Aleatico di Gradoli DOC.

Il Lazio e l'Aleatico di Gradoli DOC

Prodotto in una ristretta area collinare che si affaccia sulla sponda nord-est del Lago di Bolsena (comprendente l'intero territorio dei comuni di Gradoli, Grotte di Castro, S. Lorenzo Nuovo e parte del comune di Latera in provincia di Viterbo), questo vino vanta un'origine antichissima e presenta un colore rosso granato più o meno intenso, con tonalità violacee ed un profumo finemente aromatico.

Panorama sulla città di Gradoli con il Lago di Bolsena sullo sfondo
Panorama sulla città di Gradoli con il Lago di Bolsena sullo sfondo

Caratterizzato da un sapore di frutto fresco, l'Aleatico di Gradoli DOC ha una gradazione minima di 12% vol e può essere considerato a pieno titolo come un vino di "nicchia", ammirevole anche come vino da meditazione.

Realizzato anche nel tipo Liquoroso attraverso un affinamento di almeno sei mesi, questo vino si esprime ottimamente anche nella menzione Riserva: essa si ottiene dopo due ulteriori anni di invecchiamento all'interno di botti in rovere ed un ulteriore passaggio in bottiglia di almeno 12 mesi. Entrambe queste versioni hanno minimo il 17,5% vol alcolico, di cui almeno 15 svolto. Esiste infine la menzione Passito, con una gradazione alcolica minima di 16% vol, di cui almeno 6 svolta.

L'Aleatico di Gradoli offre il meglio di sé in abbinamento con la pasticceria secca ed i dolci tipici della tradizione locale, come le "ciambelle cresciute", la crostata di ricotta o di visciole e la "nociata".

La carrozza riprende la sua strada per percorrere l'ultimo tratto della Via Francigena e noi fantastichiamo (questa volta a buona ragione) sulla vicina Capitale, ambita meta del nostro lungo peregrinare. Il dondolio della vettura ci concilia uno stato di dormiveglia e ci risvegliamo in un silenzio quasi irreale: davanti gli occhi ci si apre un'albeggiante Piazza San Pietro e, in lontananza, facciamo appena in tempo a scorgere il delicato saluto offerto da Matilde di Canossa mentre entra nella Basilica che dal 1645 veglia sul suo riposo.

L'alba sulla Basilica di San Pietro
L'alba sulla Basilica di San Pietro

Comprendendo di essere quindi giunti alla fine del nostro viaggio alla ricerca dei migliori vini della Via Francigena, rimaniamo a contemplare la levata del sole sul colonnato di Bernini. Ammettendo di averci preso gusto, non possiamo che darvi appuntamento alla prossima gita alla scoperta dei DOC e dei DOCG che trapuntano la nostra bellissima penisola. Dove ci porteranno le antiche strade d'Italia? Siamo curiosi di scoprirlo! Non mancate.

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