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Noi enologi vogliamo che la crisi si trasformi in un miracolo

27 Agosto 2020
Noi enologi vogliamo che la crisi si trasformi in un miracolo
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Da l'Enologo - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani

“La crisi può essere una vera benedizione”

Albert Einstein - 1955

Accade. Anche se fra mille incertezze, perplessità, dubbi. Ma l’idea di “contagiare” qualcuno sulla eccezionale forza di un pensiero di Einstein, ha dominato per un bel po’ il mio isolamento contro il virus. La straordinaria intuizione, un vero colpo di genio, porta lo scienziato a legare la creatività all’angoscia, con la medesima naturalezza con la quale al giorno segue il buio. Espressione questa che merita una profonda riflessione o meglio ancora un confronto.

Ma con chi confrontarmi, in un clima tanto restrittivo? Chi ha famiglia ha vissuto un’insolita intimità, nella quale difficilmente avrebbe trovato spazio qualche riflessione, sia pure riconducibile al nome di Einstein. Anche se la sua riflessione si allunga fino a considerare proficua ogni stagione di crisi, che costituisce in realtà una forte spinta a reagire, facendo leva sull’inventiva e sulle grandi scelte.

Intanto, provavo a passare in rassegna i possibili candidati per questo confronto, ma devo dire senza alcun esito. Tutti eccellenti interlocutori, ma tutti ben altrimenti affaccendati.

Noi enologi vogliamo che la crisi si trasformi in un miracolo
Riccardo Cotarella, Presidente dell'Associazione Enologi Enotecnici italiani Assoenologi

Così, ho pensato a Nino D’Antonio, al quale mi lega una profonda amicizia. La mia proposta, di scambiarci qualche considerazione su questo assunto di Einstein, ha rappresentato una felice occasione per rompere quell’isolamento che, a dispetto degli anni, porta Nino ancora a vivere da scapolo impenitente.

Detto fatto. Entusiasmo reciproco e via al primo riscontro su quanto scritto da Einstein, alla fine dell’ultima guerra. E qui è tempo che io vi renda partecipi della sua massima. Chiara, quanto si vuole, ma inevitabilmente aperta a mille letture. “La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che nascono l’inventiva, le scoperte e grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza esserne superato”.

È solo uno stralcio, ma dietro c’è un mondo di intuizioni, di profondi pensieri, di acute riflessioni. Di accostamenti che vedono l’angoscia madre della creatività, con la medesima naturalezza con la quale il giorno segue la notte.

Non vi riporto lo scambio, fitto e assai impegnato, dei nostri interventi (spesso su fronti opposti), ma del tutto comprensibili se si pensa che Nino è un laico e io un credente, a non tener conto delle due diverse formazioni culturali: tecnica la mia, classica la sua. Il duello ha avuto spesso passaggi rischiosi, difficili da ricomporre e organizzare in un testo agevole. Di qui, al di là di ogni divergenza, la comune opzione di offrire al lettore l’occasione per un confronto col pensiero di uno dei più grandi geni dell’umanità.

Noi enologi vogliamo che la crisi si trasformi in un miracolo
Albert Einstein, premio Nobel per la fisica nel 1921

E allora? Partiamo da quella creatività, figlia dell’angoscia. E qui bisogna intendersi sulle due parole, a partire dal fatto che è stato proprio Einstein a tirar fuori questo termine, caricandolo di un complesso contenuto, che ancora oggi si stenta a gestire.

Già, la creatività. Si fa presto a dire. Ma è uno spazio senza confini. Ed è stato proprio Einstein a far cadere le ultime barriere. Non siamo più nel regno dell’arte in senso tradizionale (pittura, scultura, musica e così via), ma la creatività coinvolge qualsiasi prodotto dell’invenzione, della fantasia, del gusto. E qui un gioiello, un abito, una cravatta, sono altrettante espressioni di creatività. Come il tirar fuori, se mi è consentito un grande vino.

Resta a questo punto l’origine di un fenomeno che continua ad aprirsi a nuove espressioni, non escluse quelle della più avanzata tecnologia. Einstein definisce la creatività figlia dell’angoscia. Ed è stato questo, vi garantisco, uno dei punti più controversi nel mio confronto con Nino D’Antonio.

Alla fine, siamo approdati a un armistizio. L’angoscia del genio di Ulma è da intendersi in chiave di psicoanalisi. Per cui, in effetti, è una reazione, un allarme dell’uomo di fronte a eventi e situazioni che si presentano a forte rischio. Insomma, solo un punto di partenza dal quale prendere le mosse per combattere la crisi.

Ed eccoci al punto più alto della speculazione di Einstein. Le crisi, per lui, più sono gravi e più sono positive. Perché offrono l’occasione per impegnare al massimo il talento di ognuno di noi e stimolarci nella ricerca di una soluzione. “Senza crisi non ci sono sfide” scrive lo scienziato. Le cose non cambieranno mai, se continueremo ad agire nello stesso modo. Così, quella che chiamiamo sciagura, è in realtà un “miracolo”. Una sorta di benedizione per gli uomini e per le nazioni. Perché ogni crisi ha sempre provocato una forte spinta al rinnovamento e al progresso.

Certo, l’autorità di Einstein lascia poco spazio a eventuali contestazioni. Ma resta il dato di fatto che effettivamente (e la storia lo conferma) i più grandi avanzamenti sociali si sono avuti solo, e dopo, grandi cataclismi. In mancanza, tutto resta come prima. Perché viene a cadere la sfida per tentare di migliorare il nostro modo di vivere. C’è insomma da lottare, se si vuole sottrarre la nostra vita a quella monotona routine, che è come “una lenta agonia”.

E allora? È difficile accettare le conseguenze del Coronavirus come una sorta di premio, una gratificazione per dare il via a migliori condizioni di vita. Tuttavia, crediamo (Nino ed io) che la lezione non va fatta cadere. La pandemia passerà e ci sarà da fare il punto di una situazione quanto mai grave. Se incrociamo le braccia e rinunciamo a rimontare la corrente, la crisi è stata solo una grave sciagura. Diversamente … .

Noi enologi crediamo nel genio di Einstein e proveremo a ripartire alla grande, mettendo in atto tutte le nostre capacità. Vogliamo in realtà che la crisi si trasformi in un miracolo per il vino italiano!

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