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A Barolo la storia del vino in 282 mila etichette

10 Maggio 2017
A Barolo la storia del vino in 282 mila etichette
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Le strade del vino sono infinite per chi è alla ricerca di nuove mete dove potersi deliziare di un connubio vincente: paesaggi suggestivi e nettare di Bacco. Questa è la volta del Piemonte, una delle regioni italiane con la produzione di vino qualitativamente più ricca.

Nella terra di nocciole, cinghiali e bianchi tartufi, uno degli scenari più affascinanti che il territorio piemontese possa offrire si snoda lungo la Strada del Barolo e grandi Vini di Langa, che unisce i comuni di Alba, Barolo, Castiglione Falletto, Cherasco, Diano d’Alba, Dogliani, Grinzane Cavour, La Morra, Monchiero, Monforte d’Alba, Montelupo Albese, Novello, Roddi, Roddino, Rodello, Serralunga d’Alba, Sinio e Verduno.

In questa terra, luogo d’origine di alcuni fra i rossi piemontesi più noti al mondo, patria del Barolo è l'omonimo comune, al centro di una vasta conca collinare ricoperta di rigogliosi vigneti di Nebbiolo da Barolo, in cui tappa obbligata è il WiMu, il Wine Museum.

Cos'è il Wine Museum di Barolo

Il WiMu è uno dei musei più prestigiosi dedicati al vino in Italia, aperto a settembre 2010, in cui si respira storia, cultura e nobiltà.

Il Castello di Barolo
Il Castello di Barolo

Il castello infatti è stato dimora stabile dei Marchesi Falletti dal 1250 al 1864, anno di morte dell'ultima marchesa, Juliet Coubert. Seguendo le ultime volontà della marchesa, il castello Falletti è stato donato all'Opera Pia Barolo che, dopo lavori di ristrutturazione, lo trasformò nel Collegio Barolo, il collegio che ha dato istruzione alla maggior parte degli abitanti di Barolo e dei paesi vicini. Nel 1970, il Castello è stato acquistato dal Comune di Barolo, ma solo nel 2010 viene aperto come museo del vino.

Il WiMu è quindi molto di più di un museo: è un viaggio attraverso la cultura e la tradizione di questa terra così vocata alla viticoltura. Il percorso è stato ideato da François Confino, l'autore di numerosi allestimenti museali in tutto il mondo, fra cui il Museo Nazionale del Cinema alla Mole Antonelliana di Torino. Il WiMu consente al visitatore di avvicinarsi totalmente al mondo del vino, in modo da conoscerne la storia, le tecniche di produzione e comprendere le caratteristiche del territorio di riferimento. Per accompagnare l'enoturista in questo suo viaggio, Confino ha immaginato un percorso in profondità nella cultura del vino, che intreccia dimensioni scientifiche e poetiche, guidando il visitatore alla scoperta di questa realtà.

WiMu - Museo del Vino
WiMu - Museo del Vino

La collezione di etichette ospitata dal Museo del Vino di Barolo

Da marzo 2017 il Wine Museum ospita una straordinaria collezione personale di 282 mila etichette di vino datate dalla fine del Settecento ad oggi, pezzi autentici in rappresentanza di tutti i paesi produttori di vino riconosciuti dall’ONU.

Questa collezione unica è stata donata nel 2012 dal professor Cesare Baroni Urbani di Sirolo e dalla moglie Maria al Comune di Barolo, quale realtà più adatta a riceverla e condividerla con un pubblico più ampio: gli amanti del vino e i visitatori di tutto il mondo. La raccolta è frutto di un minuzioso e paziente lavoro, di complesse ricerche e acquisizioni durate venti anni: ben 104 i Paesi riconosciuti dall'ONU rappresentati attraverso pezzi unici che raccontano scorci di storia fin dal XVIII secolo: oltre 11 mila sono infatti le etichette datate tra il 1798 e il 1950.

282 mila etichette si raccontano tra storia e arte

Una raccolta storica che abbraccia nel suo carnet dalle più antiche cantine di Borgogna ad etichette legate alla fiction come Nova Wines, serie dedicata a Marilyn Monroe, fino ad un'esclusiva batteria di vini fatta realizzare dal Barone de Rothschild per celebrare la fine della guerra. La raccolta è firmata da artisti illustri come Picasso, Chagall, Mirò e Andy Warhol: ogni etichetta è un pezzo di storia che celebra l'arte in ogni sua forma, intrecciandosi perfettamente con gli aneddoti che riguardano il mondo del vino.

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WiMu - Museo del Vino: Etichetta Picasso

Il Prof. Urbani avrebbe molti aneddoti da raccontare che riguardano le etichette che lui stesso ha selezionato; tra le innumerevoli storie si distingue la famosa e antica etichetta tedesca di Bernkastler Doctor, un vino che racconta la storia di un vignaiolo che riuscì a convincere il Principe-Vescovo Boemondo II di Trier, allora gravemente malato, che il suo vino era speciale e poteva guarirlo. La leggenda narra che dopo aver sorseggiato il Bernkastler Doctor, il regnante guarì.

Dalla Germania si passa alle etichette francesi: la collezione vanta anche etichette stampate dall'azienda Labaume Ainé et Fils, la più antica casa vinicola della Borgogna. Vi sono poi champagne risalenti all'800 dei produttori Lambry, Geldermann & Deutz con etichette pittoresche raffiguranti elefanti per l’esportazione in India e la vendita ai maragià indiani.

Rimanendo in Europa, altre etichette che coniugano l'amore per l'arte e per il vino appartengono all'azienda Sveler Hansen, che tra 1995 e il 1999 ha imbottigliato 75 casse di Pinot Nero cui ogni etichetta riproduce un’opera del pittore norvegese Edvard Munch.

Si conclude infine questo excursus tra rare etichette custodite dal WiMu con un vino prodotto nello stato di New York, il vino kosher amato dagli ebrei ortodossi degli anni ’30 e ’40, con singolari immagini raffiguranti cammelli e asini che dovrebbero ricordare la Terra Promessa.

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Etichetta d'autore del Château de Canteloup
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Etichetta d'autore ad opera di Van Gogh

E la risposta del perché il professore marchigiano abbia scelto proprio Barolo per donare un simile tesoro, la troviamo proprio dall'uomo che ha reso possibile tutto ciò: «Se Barolo è il “re dei vini” è giusto che sia lui a occuparsi di tutti i suoi “sudditi” sparsi per il mondo», ha detto Urbani. 

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