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Prevenzione e cura dei danni da freddo tardivo sulla vite

07 Luglio 2017
Prevenzione e cura dei danni da freddo tardivo sulla vite
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Da l'Enologo - n°6 Giugno 2017 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani

Anche se i danni da freddo tardivo sulla vite a volte non hanno alcun rimedio, è importante conoscere il meccanismo che li provoca e soprattutto sapere cosa poter fare prima, durante e dopo. Le immagini qui riportate sono tratte dal bollettino n. 3 di Extenda Vitis in cui sono stati pubblicati i rilevamenti sui danni da gelata delle viti in provincia di Treviso.

Meccanismi di formazione e cause predisponenti

Di norma le gelate primaverili sono classificate da “irraggiamento”, causate cioè dalla perdita di calore che durante la notte “irradia” dal suolo verso l’atmosfera, raffreddando così gli strati d’aria più prossimi al suolo. Dal punto di vista fisico si tratta di un’inversione termica, per cui la temperatura vicino al suolo è più bassa di quella degli strati superiori. Spesso l’effetto negativo viene amplificato dal drenaggio di aria fredda dalle pendici delle colline o montagne circostanti, come si è potuto constatare anche in coincidenza delle gelate del 21-23 aprile, per cui una parte del vigneto, anche solo in leggera pendenza era senza danni, mentre la parte più bassa presentava, anche a distanza di pochi metri, la distruzione totale della vegetazione. Ma a questi fenomeni, che si possono definire locali, si sono associate nelle recenti gelate, anche altre cause, peraltro poco frequenti (cause sinottiche), costituite da irruzioni generalizzate sull’Europa di aria artica o polare.

Date di comparsa delle gelate primaverili (Istrana 1981-2017)
Date di comparsa delle gelate primaverili (Istrana 1981-2017)

Prevenzione e lotta delle gelate

Anche se i danni da freddo tardivo non hanno alcun rimedio, può servire la conoscenza del meccanismo che provoca i danni. La gelata fa condensare l’acqua presente negli spazi intercellulari che, a sua volta, provoca la plasmolisi, con la fuoriuscita dell’acqua dalle cellule ed il loro conseguente collasso. L’uscita dell’acqua rappresenta un meccanismo estremo di salvaguardia perché nella cellula con la concentrazione di soluti, si abbassa il punto crioscopico. Questa acqua che si accumula negli spazi intercellulari, gela e bastano poche ore con temperature di -3°C/-4°C per avere danni permanenti alla vegetazione, soprattutto se l’abbassamento è brusco. In molti vigneti danneggiati dal gelo, i danni si sono talvolta manifestati sulle viti “a macchia di leopardo”.

La causa di questa variabilità può essere in parte spiegata dalla diversa precocità nel germogliamento delle viti poste in zone più o meno favorevoli ma in parte dalla presenza di ostacoli di diversa natura (barriere di vegetazione arborea, muri, vicinanza ad un corso d’acqua) che provocano anche solo un leggero movimento dell’aria che ostacola la gelata. È così possibile costruire una mappa delle linee di isodanno, che potranno in futuro servire per attuare interventi di prevenzione.

Immagine termografica di suolo inerbito e non inerbito
Immagine termografica di suolo inerbito e non inerbito. Evidente la differenza di temperatura fra i due: il terreno nudo mantiene una temperatura costantemente più alta rispetto a quello inerbito.

Poiché non ci sono possibilità di prevedere in tempo reale il manifestarsi degli eventi di gelo, può essere utile attuare delle precauzioni per ridurne i danni nei vigneti posti in zone più sensibili. L’inerbimento, che ormai è diventata una pratica molto diffusa, soprattutto nelle viticolture settentrionali, predispone maggiormente ai danni da gelo perché con l’umidità prodotta dalla vegetazione a livello del suolo, la temperatura può essere di 4-5 °C più bassa rispetto ai terreni lavorati. Anche l’adozione di forme d’allevamento che sviluppano la vegetazione in altezza può essere un fattore decisivo di prevenzione, in quanto rispetto al suolo la temperatura a due metri di altezza è di circa 7-8 ° C più elevata.

L’esperienza insegna che le gelate colpiscono di norma le zone pianeggianti, che per alcuni sono anche le meno vocate per una viticoltura di qualità. L’uomo in ogni tempo ha cercato di contrastare i danni da gelo con i mezzi di cui disponeva. Aveva intuito che si doveva ridurre la perdita di calore che si disperdeva dal suolo e questo poteva essere attuato con la produzione di fumo. Le prime applicazioni a questo riguardo, come ricordano i georgici latini, furono realizzate bruciando paglia bagnata o letame fresco. Attualmente si usano attrezzature e materiali diversi, che provengono dall’esperienza francese della Champagne e Chablis.

Freddo tardivo: l'importanza di soccorsi tempestivi 

Determinante, per l’efficacia dell’intervento, si rivela un servizio meteorologico a scala locale (anche con rilevatori satellitari) per la previsione tempestiva dell’evento, per dare l’allerta ai viticoltori con un certo anticipo. Molto utile a questo riguardo può essere l’esperienza maturata dai frutticoltori trentini ed altoatesini. Gli interventi prevedono la produzione di nuvole artificiali usando i materiali più disparati, che talvolta producono anche gas tossici,(recentemente si sono diffuse con successo le candele di paraffina). Sono poco efficaci perché incrementano la temperatura di solo 0,5° C.

Temperatura dell'aria rilevata a 15 cm dal suolo in zona inerbita (verde) e non (blu).
Temperatura dell'aria rilevata a 15 cm dal suolo in zona inerbita (verde) e non (blu). La sezione rilevante nel grafico è quella durante la notte, poiché durante il giorno la misura può essere influenzata da radiazione solare incidente sul sensore.

In Florida per gli agrumi ed in California per la vite si impiegano delle eliche montate a 5-6 m di altezza che creano delle turbolenze artificiali che rimescolano così gli strati inferiori dell’aria. Analogamente operano gli elicotteri o gli atomizzatori. Molto diffuso oltre che antico (in California vennero usate fin dalla metà dell’800), è l’uso delle stufe, che riscaldando l’aria creano dei movimenti ascensionali che allontanano quella più fredda dalla vegetazione.

Sono alimentate a gas propano o gasolio e l’investimento è molto elevato (servono da 60 a 250 stufe/Ha), così come sono elevate le spese di funzionamento. Il loro impiego è quindi limitato a quelle zone viticole ad alto reddito. I cosiddetti sistemi ad aspersione sono i più efficaci ma l’investimento ed il funzionamento sono molto costosi. Inoltre presentano alcune limitazioni nell’uso, rappresentate dalla tipologia della gelata (solo per quelle da irradiamento), dalla tempestività dell’intervento, dalla disponibilità elevata e continua di acqua in tempi brevi, ma soprattutto possono essere realizzati su germogli non troppo sviluppati perché il ghiaccio che ricopre la vegetazione e che la protegge, sottraendo frigorie allo strato limite attorno alle foglie, può con il suo, peso rompere il germoglio, come ha dimostrato l’esperienza californiana dove questo metodo è particolarmente diffuso, ma solo per gelate che investono viti con germogli di modeste dimensioni.

Immagine termografica di un fossato
Immagine termografica di un fossato, che evidenzia la maggiore temperatura dell’acqua.

Possibili interventi sulle viti danneggiati dalle gelate tardive

Ogni evento, per le caratteristiche del danno, esige una accurata valutazione della risposta della pianta, tenendo presente che l’effetto dell’intervento è tanto maggiore quanto più è tempestivo. Se i grappoli sul germoglio danneggiato sono indenni potranno essere alimentati e quindi allegare regolarmente, dallo sviluppo delle femminelle, che si formeranno dalle gemme pronte situate alla base delle gemme ibernanti. Il loro ruolo non si limiterà nel favorire la produzione dell’anno in corso ma contribuirà positivamente alla differenziazione di queste gemme e quindi alla produzione del prossimo anno.

Nel caso in cui i danni hanno interessato tutto il germoglio, è consigliabile togliere il germoglio principale per favorire lo sviluppo delle gemme di controcchio che daranno origine a più assi ,tra i quali si sceglierà successivamente il più fertile. Questo intervento non ha solo effetti sulla produzione dell’anno in corso, ma anche su quella del prossimo anno. Sui cordoni speronati si possono fare due tipi di intervento. In un caso si interviene sul germoglio basale dello sperone tagliandolo in prossimità poco al di sopra della gemma prossimale in modo da stimolare lo sviluppo dei controcchi e delle gemme dell’unghiatura, con l’avvertenza che in un secondo tempo dovrà essere selezionato il germoglio sul quale ricostruire lo sperone. Nell’altro caso, se il danno sul germoglio è solo distale, si interverrà con il taglio del germoglio principale sopra il primo internodo, in modo da stimolare lo sviluppo delle femminelle.

 Immagine termografica che evidenzia la differenza di temperatura fra l’erba (fredda) e il terreno sottostante (più caldo)
Immagine termografica che evidenzia la differenza di temperatura fra l’erba (fredda) e il terreno sottostante (più caldo).

Nel caso in cui la risposta della pianta sia debole e molto irregolare, tale da pregiudicare la ricostruzione della struttura produttiva per l’anno seguente, si consiglia di allevare uno due polloni sul fusto vecchio da utilizzare con la potatura invernale. Si può intervenire per aiutare la ripresa della vegetazione con una concimazione fogliare ed è necessaria una cura particolare nella prevenzione delle malattie, soprattutto nei confronti dell’oidio.

Da l'Enologo - n°6 Giugno 2017 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani

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