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Vino e scultura

13 Luglio 2018
Vino e scultura
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Da l'Enologo -   Aprile 2018 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani

di Nino D'Antonio

Accade che un evento della dimensione e della risonanza dell’Expo finisca fatalmente per coinvolgere anche l’arte. Specie per chi - con antica confidenza - è stato sempre assai vicino al mondo del vino. È il caso dello scultore Luigi Mazzella, napoletano, ottantadue anni, un eccezionale cursus alle spalle. Il gruppo dei suoi bronzi ispirati al vino ne sono la prova più recente. Mazzella è un artista che opera su tutti i materiali. Dal rame al legno al ferro al bronzo al marmo al piombo. Specie quest’ultimo, da anni oggetto di un approfondito studio che investe la modellatura di grosse lastre a freddo, fino a renderle protagoniste di forme e volumi di grande fascino. La verità è che Luigi Mazzella, al di là di ogni valenza artistica, ha una sicura padronanza nel fare scultura. Cioè quel “mestiere”, che gli permette di passare dal progetto all’esecuzione, senza interventi di terzi. Questo significa che è assoluto artefice di quella serie di passaggi, che portano dal concepimento dell’opera alla sua realizzazione.

Vino e scultura: una manualità da artigiano

Una capacità che rientra in quel lungo lavoro di bottega, nel quale si è formato fin da ragazzo, allievo prediletto di Ennio Tomai, alla cui memoria e al cui magistero ha dedicato un’opera in bronzo di oltre quattro metri collocata a Piazza Fuga, nel cuore del Vomero. Gli esordi di Mazzella puntano alla ricerca di forme ed espressioni autonome, rispetto al panorama della scultura sul finire degli anni Cinquanta. Nascono così quelle felici lastre di rame lavorate a sbalzo – un’altra tecnica che non ha più maestri – dove folle di figure classiche si muovono e si addensano per imprecisati riti.

Vino e scultura: l'omaggio di Luigi Mazzella al suo maestro Ennio Tomai
L'omaggio di Luigi Mazzella al suo maestro Ennio Tomai

Luigi è convinto che per sottrarsi a certi richiami formali non basti puntare su differenti motivi d’ispirazione. Bisogna servirsi anche di una diversa materia. Così abbandona per qualche tempo argilla, rame e bronzo, per passare al ferro. L’occasione gli è offerta dalla committenza della prima opera sacra: un “Cristo” tragico e dolorante.

La scoperta del ferro lo esalta. Perché della vecchia maniera di fare scultura è in realtà rimasto ben poco. In quest’area di ricerca, vedono la luce alcune tra le sue opere più significative, legate in particolare all’arte sacra.

La tempesta dell’Informale, intanto, ha esaurito la sua violenza, mentre fa appena capolino il ritorno a un certo costruttivismo. Luigi non si sottrae a questo momento di revisione, anche perché la sua matrice figurativa non gli ha mai fatto abbandonare del tutto la presenza dell’immagine. Ed è questo, forse, ad aver suggerito a Dino Buzzati la considerazione che le sue opere “siano allusive più che descrittive, emblematiche più che astratte”. Vive e lavora a Carpaneto Piacentino.

La dinamicità delle forme nella scultura di Luigi

E qui gli esempi più convincenti di quanto la sua opera sia lontana dalla tradizione di Scuola napoletana vanno ricercati soprattutto nella serie di sculture ispirate al volo. Un tema che si apre al dinamismo di qualunque corpo nello spazio; alla tensione interna che lo porta a sollevarsi; alle spinte che lo fanno impennare alla conquista di un punto più alto nel cielo.

Ed è qui, in questi impulsi di forme vitali, in queste spinte dove la materia si torce e si apre per dispiegarsi ancora una volta, che trova sfogo il mondo poetico e il “mestiere” di Luigi Mazzella. Si tratta di opere che ci rimandano alla grande scultura.

Vino e scultura: un'opera di Luigi Mazzella al suo maestro Ennio Tomai
Un esempio di forme dinamiche nelle opere di Luigi Mazzella

All’essenzialità di Moore, al dinamismo di Boccioni, alla drammatica ambiguità di Manzù, ma che tuttavia non escludono il panneggio classico e certe volute fra Barocco e Liberty.

Una ricerca portata avanti senza falsi intellettualismi e senza alchimie estetiche. Paolo Ricci ha scritto che in Luigi “c’è il naturale bisogno di esprimere attraverso analogie e metafore, suggerite dal senso comune e popolare, le reazioni di un uomo del nostro tempo verso gli oggetti più drammatici della realtà che ci circonda...”.

E Palma Bucarelli, che ha seguito per anni assai da vicino il lavoro di Mazzella, non manca di sottolineare che “guardando una sua scultura si coglie subito il suo carattere fondamentale: la serrata dialettica tra un profondo sentimento dell’oggetto plastico come forma chiusa, saldamente e rigorosamente definita, e un continuo impulso ad uscirne, a svincolarne forme che si aprano libere nello spazio”. Credo che questo giudizio interpreti al meglio la spinta creativa che anima da sempre la ricerca di Luigi, fra realtà e poesia.

Vino e scultura: fra realtà e poesia

Oggi, gli scultori si limitano spesso alla realizzazione di un modello, in genere un prototipo di piccole dimensioni (quando non addirittura di un disegno), che poi laboratori specializzati provvedono a tradurre nel materiale e nelle dimensioni previste.

Vino e scultura: opera di Luigi Mazzella
Un'opera dello scultore Luigi Mazzella

Così, vedere un artista all’opera, alla maniera antica, è diventato sempre più raro. Si è persa non solo la manualità necessaria, ma la conoscenza diretta della materia. Perché una cosa è scolpire il legno, e altro modellare l’argilla o battere al rovescio una lastra per ottenere un’opera a sbalzo. Ogni materia richiede infatti una tecnica, che non ha niente da spartire con le capacità creative dell’artista.

Vederlo al lavoro significa andare indietro nel tempo e ritrovare quella sapienza manuale, che fu delle grandi botteghe rinascimentali. Partito da una seria formazione figurativa (il carattere iconico dei suoi disegni anticipa già la scultura), Mazzella nel corso di una lunga e felice ricerca ha via via essenzializzato le sue opere - che hanno così perduto ogni tratto descrittivo - fino a racchiudere nella tensione delle forme e dei volumi l’energia che da essi si sprigiona.

Vino e scultura: un primo piano di Luigi Mazzella
Un primo piano dello scultore Luigi Mazzella

Questo senza mai rinunciare del tutto alla sopravvivenza di un’immagine, che sia pure latente, compressa, o del tutto stravolta, consente sempre di individuare la tematica che ha ispirato l’opera. Spesso è il motivo ispiratore a tenere banco. Come nel caso dei bronzi nati per rappresentare il vino. E allora il racconto si fa più articolato, e lo scultore punta a una resa immediata e convincente. Per intenderci, quella più vicina a chi guarda l’opera.

Artista di respiro europeo, Mazzella ha affidato al bronzo e al piombo (ma lavora anche il legno e il marmo) le sue sculture più significative. Le quali spaziano dalle tante opere pubbliche a quelle ispirate all’arte sacra, entrambe presenti non solo nelle grandi città d’Italia, ma in Svizzera, Olanda e Stati Uniti.

di Nino D'Antonio

Da l'Enologo -   Aprile 2018 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani

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