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Il vino dall'età moderna a quella contemporanea

20 Maggio 2016
Il vino dall'età moderna a quella contemporanea
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L'età moderna corrisponde storicamente al 1492, anno della scoperta dell'America e della morte di Lorenzo il Magnifico. Questo periodo segna l'inizio di una rapida diffusione dell'arte vinicola e di un'evoluzione delle tecniche legate alla produzione e alla conservazione del vino

Il vino nell'età moderna

L'invenzione della stampa aprì a molti la possibilità di conoscere la pratica di coltivazione della vite e il processo di vinificazione. Inoltre, la crescita del mercato diffuse l'abitudine di coltivare vitigni più comuni preferendoli a quelli pregiati: continuò così il capillare consumo di vino nelle campagne, iniziato già nel Medioevo.

L'età moderna viene ricordata per l'introduzione della bottiglia di vetro. La prima in assoluto fece la sua comparsa in Toscana: il suo scopo era di rendere più facile il trasporto ed evitare la fuoriuscita del liquido, ma tuttavia risultava troppo fragile. Il problema fu risolto nel 1600 quando le vetrerie usarono il carbone per conferirgli più resistenza. Però solo nel 1800, con l'obbligo di tappare le bottiglie con il tappo di sughero, furono sfruttate al massimo le potenzialità di conservazione di questo contenitore, privilengiandolo alle botti.

Le scoperte geografiche furono determinanti per la diffusione della vite in tutto il mondo: America Meridionale, Africa e Australia divennero terre proficue per la produzione del vino, al contrario dell'America Settentrionale in cui la vite europea deperì in fretta a causa del clima poco propizio e dell'attacco di alcuni parassiti.

Il vino nell'età contemporanea

L'800, anche per via della Rivoluzione Francese, segnò un cambiamento nella gestione della proprietà terriera. I ricchi borghesi e i nobili furono travolti dall'onda del progresso nel campo delle scienze e della tecnologia: ciò portò al miglioramento del sistema di conduzione dei fondi e delle produzioni vinicole, in più diede vita a numerosi trattati di ampelografia, la disciplina che studia e classifica i vitigni. La scia del progresso scientifico portò anche ad un'importante scoperta fatta da Louis Pasteur: la pastorizzazione. Questo processo di risanamento termico, applicato sui vini da consumare nel breve termine o su quelli più vecchi da stabilizzare, servì per ridurre i rischi alla salute dovuti ai microrganismi patogeni sensibili al calore.   

La produzione di vino nell'età contemporanea ebbe un momento buio causato dalla devastazione dei vitigni a causa di alcuni parassiti arrivati in Francia dalle Americhe: nel 1850 ci fu l'Oido (Uncinula Necator o Oidum Tuckeri) debellato dall'inglese Kyle con l'uso dello zolfo; trent'anni più tardi fecero la loro comparsa la Filossera (Phylloxera vastatrix) e la Peronospora (Plasmora viticola). Quest'ultime causarono enormi devastazioni di vitigni in tutta Europa, in Italia si persero 2 milioni di ettari. La Filossera venne solo contenuta dando vita ad una pianta bimembra resistente al parassita, con piede americano e apparato vegetativo e riproduttivo europeo. Invece, la Peronospora fu eliminata dalla poltiglia bordolese, andidoto a base di solfato di rame inventato dal medico modenese Giuseppe Cuboni.

L'età contemporanea, oltre a profondi cambiamenti nella coltivazione e nella produzione vinicola, è da ricordare anche per la nascita di nuovi vini come il Barolo in Piemonte, il Chianti in Toscana e lo Spumante ad opera di Carlo Gancia.

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