Tu sei qui

Giovanni Mantovani e Vinitaly

17 Maggio 2019
Giovanni Mantovani e Vinitaly
5
5 / 5 (su 6 voti)

Dire Veronafiere e pensare a Vinitaly è quasi un automatismo. Anche se per molti la Fiera di Verona è sinonimo di Fieragricola e Fieracavalli, manifestazioni storiche che hanno accompagnato i 120 anni di attività di Veronafiere (1898-2018), oppure di altre rassegne come Marmomac o Samoter, è stata proprio Vinitaly a portare una notorietà globale, creando uno dei brand più riconosciuti per la promozione all’estero del vino made in Italy. In plancia di comando Giovanni Mantovani, direttore generale da quasi vent’anni, ma con un percorso fieristico che inizia nel 1985, dopo una importante esperienza nel settore bancario, la formazione universitaria a Bologna (laurea in Giurisprudenza nel 1982) e un master al Cuoa in Business Administration (1985).

Banca e Fiera sono due istituzioni che Mantovani seguirà sempre nel suo percorso professionale anche a livello di board, con impegni che lo portano a rivestire molti incarichi a livello nazionale e internazionale nei cda e nel mondo associativo. Interconnessioni tra ambiti diversi, a volte complementari, che a Giovanni Mantovani vengono facili avendo tra gli hobby giovanili la passione per la creazione di circuiti elettrici, sostituita nel tempo con quella per la bicicletta (non a caso, nel 2016, nasce a Verona CosmoBike Show, il primo festival delle due ruote a pedali) e, soprattutto, per i buoni vini.

Come dargli torto, d’altronde, visto che da tre decenni è impegnato nello sviluppo di Vinitaly.

I primi incontri col vino di Mantovani

Giovanni Mantovani
Giovanni Mantovani

Il primo ricordo del suo incontro col vino rispecchia proprio cos’era questo prodotto a quei tempi e lo ha tratteggiato lui stesso nell’intervista rilasciata a Poalo Massobrio nel libro “Vinitaly dalla storia al futuro”, che ripercorre 50 anni di storia di Vinitaly, edito da Veronafiere nel 2017 (curato da Lucio Bussi, giornalista professionista, già capo della redazione economica de L’Arena ed esperto di vitivinicoltura e storia del vino, e Carlo Alberto Delaini, capo ufficio stampa di Veronafiere).

“Ho un ricordo del vino riconducibile a tre esperienze di quegli anni – ricorda Mantovani nell’intervista –. La prima è quella del vino che si faceva a casa, e come faceva anche mio padre Giuliano, da bere sulle tavole casalinghe, poi venduto agli amici e a una ristretta clientela locale. La seconda è legata alle serate fra amici, in Valpolicella, dove si beveva un vino di cui non era possibile ricordare il brand.

Insomma, c’era il vino, ma non l’identificazione con un’azienda. La terza immagine è dei primi Anni Ottanta, quando con sorpresa, a Roma per lavoro, scopro le prime etichette che vengono ostentate nei ristoranti...”.

L’impronta di Mantovani ha lasciato il segno

In trent’anni Mantovani l’impronta l‘ha lasciata e si può dire, senza timore di essere smentiti, che a questo settore ha dato il suo contributo manageriale e professionale, attraverso Vinitaly e non solo, per quello che oggi è considerato l’ambasciatore dei valori più alti dell’Italia nel mondo.

E paradossalmente nel suo percorso professionale incontra Vinitaly per la prima volta in un anno decisamente difficile e che diverrà l’archetipo della svolta epocale del vino italiano: correva l’anno 1986 con la tragedia del metanolo. La memoria di quel debutto a Vinitaly ’86 che ha assunto nel tempo così tanti significati, Mantovani lo ha fotografato così: “… ho un ricordo di quel Vinitaly come di un grande fermento. C’erano le esposizioni mediatiche negative, ma i produttori sembravano consapevoli che doveva cambiare qualcosa.

Mantovani a Vinitaly
Mantovani al Vinitaly

Si rafforzava, fino a diventare una strada di non ritorno, la consapevolezza della qualità. E in questo, allora, era importante il momento di confronto, che nasceva dalle famose Giornate del Vino Italiano volute da Angelo Betti, un grande comunicatore, appunto, un giornalista”.

Mantovani: una storia fatta di successi

Da lì, come si dice, è tutto un “crescendo rossiniano” che porta Mantovani a seguire con attenzione l’evoluzione del settore che da strettamente agricolo diventa un fatto sociale, glamour e addirittura la prima motivazione per un viaggio in Italia.

Un settore che anche attraverso Vinitaly ha ricevuto considerazione istituzionale e attenzioni impensabili solo fino a qualche decennio fa. Basti ricordare, nel giro di pochi anni, nel 2010 la visita alla manifestazione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano; la storica inaugurazione della 50ª edizione, nel 2016, da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella; la prima volta di un padiglione interamente dedicato al vino nella centenaria sequenza delle Esposizioni Universali, con VINO – A Taste of Italy all’Expo 2015 organizzato da Vinitaly e che ha visto in sei mesi la presenza di oltre 2,1 milioni di visitatori, di cui molti stranieri provenienti da Stati Uniti d’America e Cina.

Gli Anni Ottanta sono il periodo in cui il vino italiano inizia a farsi conoscere in modo importante negli USA, come sottolinea sempre Mantovani nel libro: “Grazie ai media che hanno messo a fuoco l’attenzione sul vino, ma anche a personalità come Robert Parker e Marvin Shanken che stavano cambiando il modo di descrivere il vino, rendendo più facile la ricerca e la comprensione dei vini pregiati”.

Vinitaly allestimento
Allestimenti del Vinitaly

Due comunicatori oltre Atlantico che al pari degli italiani Pino Khail, Luigi Veronelli, Mario Soldati, Vincenzo Buonassisi e Carlin Petrini fanno di Vinitaly un punto privilegiato di promozione, cultura, marketing e connessione col mondo del cibo, dell’olio Evo e della ristorazione che diventa l’altra chiave del successo del vino italiano nel mondo e anche di Vinitaly. Senza dimenticare il contributo fondamentale dato dagli enologi ed enotecnici italiani al grande rinascimento del vino tricolore e lo stretto rapporto che li lega a Vinitaly da sempre.

Oggi il dibattito e il confronto si svolgono a wine2wine, che tra novembre e dicembre degli ultimi cinque anni è diventato il luogo di incontro della community del vino italiano e internazionale.

Ed è il termometro di come siano cambiati i tempi e le necessità delle aziende che devono ottimizzare e tradurre in business e contatti il loro investimento in fiera e dedicare un momento specifico annuale all’aggiornamento e allo scambio di idee, conoscenze, informazioni.

E in tal senso ha cambiato pelle anche Vinitaly, sempre più evento permanente per aggredire i mercati di tutto il mondo.

L'intervista a Giovanni Mantovani

D: “Cosa significa oggi dire Vinitaly?”

R: “Oggi il brand è un sistema a rete che, attraverso l’attività di Vinitaly International, la Vinitaly International Academy, presente ormai con i suoi ambassador ed esperti in trenta paesi, la guida 5 Star Wines – The Book pensata in ottica internazionale con panelist esperti e il punteggio espresso in centesimi, dialoga quotidianamente col mercato e i consumatori, intesse relazioni, fa networking e formazione, riunisce la community internazionale del vino. Non solo.

Infatti, se da un lato Vinitaly nel quartiere espositivo spinge sempre di più sul business, il contatto col consumatore viene confermato con decisione in città, attraverso un programma che ogni anno aumenta il proprio profilo artistico e culturale declinato nell’ambito di Vinitaly and the City, con particolare riguardo ai giovani e al consumo moderato e consapevole.

Inoltre, Vinitaly è anche il momento che segna idealmente la fine e l’inizio del calendario annuale di proposte – quasi una quarantina – che Veronafiere attraverso il proprio brand offre al settore wine, dell’olio Evo e del food a denominazione, legati a doppio filo con la ristorazione top”.

D: E il legame con Assoenologi, come continua a esprimersi?

R: “È un rapporto ontologico alla rassegna. Che ha accompagnato ed accompagna nel suo percorso culturale legato al promuovere il miglioramento continuo della qualità del vino italiano: dal Concorso enologico internazionale a quello del packaging, sino alle grandi degustazioni che ogni anno vengono presentate nell’ambito di Vinitaly.

Gli enologi sono una parte fondamentale del successo dell’enologia italiana nel mondo e anche della risonanza che Vinitaly ha riscontrato a livello internazionale in questi ultimi vent’anni. La collaborazione con Assoenologi è un punto fermo nella costruzione di ogni edizione di Vinitaly”.

Mantovani
Giovanni Mantovani ad Assoenologi

D: “Arriviamo all’edizione di quest’anno, la 53ª. È sempre difficile condensare in poche righe un anno di lavoro e preparativi. Proviamoci. Come è stata?”

Digital, incoming, infrastrutture, tasting di livello assoluto che fanno della rassegna a ogni edizione una annata memorabile. Sono i quattro punti cardinali del ridisegno complessivo della manifestazione attuato negli ultimi anni e con maggiore enfasi dal 50°, che ha segnato idealmente lo spartiacque tra il passato e il futuro.

Abbiamo costruito il Vinitaly che idealmente dovrà dialogare con un mondo in cui i sommelier, sempre più generatori di conoscenze e di tendenze, si sentiranno richiedere, dai giovani in particolare, ‘quel vino che ho visto su Instagram’!”.

Anche per questo Vinitaly quest’anno ha utilizzato in misura molto maggiore gli ultimi strumenti messi in campo con il progetto di digital transformation, su cui Veronafiere ha investito oltre 5 milioni di euro. Dalla app dedicata, al portale che parla ora in nove lingue, incluso il cinese e il giapponese, fino al debutto della geolocalizzazione nei padiglioni. Il tutto con l’obiettivo di favorire l’incontro tra espositori e visitatori, migliorare la customer experience, rendendo tutti i processi e servizi più fluidi, veloci e funzionali”.

Vinitaly 2019
53° Eedizione del Vinitaly

D: “L’incomig e analisi di mercato: come sono stati strutturati?”

R: “Il puntuale programma di incoming di operatori è realizzato da Veronafiere-Vinitaly sia con la propria rete di delegati in 60 paesi, sia in collaborazione con ICE-Agenzia. L’obiettivo è stato quello di facilitare l’incontro a Verona tra la domanda e l’offerta internazionale negli stand e attraverso il servizio offerto di matching con le aziende per degustazioni nella logica del “Taste&Buy”.

Per l’edizione 2019 sono stati selezionati specificamente e invitati buyer da 50 paesi. Con i cinque continenti rappresentati si conferma duplice l’attenzione della rassegna veronese sia ai mercati storici, sia verso nuove piazze dove il consumo di vino sta diventando sempre più una tendenza.

Per tutti loro, l’overture di OperaWine organizzata con WineSpectator, unico evento della prestigiosa rivista americana fuori dai confini del paese, che dà uno spaccato della migliore espressione enologica delle venti regioni italiane. Quest’anno sono state 103 le cantine selezionate dal magazine americano, delle quali ventidue new entry assolute.

Operawine 2019
OperaWine del Vinitaly 2019

E per essere sempre più strumento business per le imprese del comparto, sono servite anche specifiche analisi che realizziamo come Vinitaly-Nomisma Wine Monitor sui principali mercati consolidati e sulle opportunità esistenti in molte aree, ancora poco presidiate e conosciute. Focus del 2019, oltre ad una overview aggiornata di quanto proposto lo scorso anno riguardo lo scenario mondiale, è stato il mercato emergente Asiatico e l’Italia, che rimane uno dei principali mercati al mondo”.

D: “Si parla di investimenti importanti per i prossimi anni, anche e non solo per il quartiere. Confermi?”

R: “Già in questa edizione si vedranno alcuni segnali di ciò che sarà il quartiere espositivo del futuro, inserito in un contesto di riprogettazione urbana di tutta l’area di Verona Sud in cui si inserisce.

D’altronde il nuovo piano industriale di Veronafiere, che andrà in approvazione ai soci dopo l’edizione quest’anno di Vinitaly, prevede un investimento complessivo di 100 milioni di euro al 2022. Sulle infrastrutture il capitolo è in continuo aggiornamento”.

di Riccardo Cotarella

Ti è piaciuto questo articolo? Votalo!

Se l'articolo ti è piaciuto, metti le 5 stelline!

Altri articoli simili a "Giovanni Mantovani e Vinitaly"

I commenti dei nostri lettori

Aggiungi un commento